sabato 17 settembre 2016

Il potere delle parole



"Morte e vita sono in potere della lingua; chi l'ama ne mangerà i frutti" (Proverbi 18:21).

Viviamo in un'epoca in cui uno dei valori più apprezzati è il diritto che tutti hanno di esprimere la propria opinione liberamente. Ogni opinione è di pari valore, sia essa basata sulla verità o meno. Le parole vengono usate come fossero spade per attaccare gli altri e giustificare noi stessi, e se sei offeso dalle mie parole, beh, è un tuo problema... La lingua ha un grande potere. Con essa è facile danneggiare, ciò che è difficile è poi guarire le ferite che le parole possono causare. Ricordo di aver sentito una donna dire che il Signore ci ha dato i denti e le labbra come freni per fermare il danno che siamo in grado di produrre per mezzo della nostra lingua. Sicuramente dobbiamo stare attenti a come la usiamo.

La Bibbia ci mostra diversi modi in cui le parole possono far male. Il Salmo 64:3 dice "Hanno affilato la loro lingua come spada e hanno scagliato come frecce parole amare...". Anche Il Salmo 140:3: "Aguzzano la loro lingua come il serpente, hanno un veleno di vipera sotto le loro labbra". E' evidente come il Signore non nasconde il danno che possiamo fare con la nostra lingua. Però non solo ci informa di quanto la nostra lingua sia pericolosa, ma ci esorta per mezzo della Sua Parola ad usarla per edificare, e non per distruggere.

"Nella moltitudine delle parole non manca la colpa, ma chi frena le sue labbra è prudente" (Proverbi 10:19).

"Io vi dico che di ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio" (Matteo 12:36).

In breve, non si tratta solo di trattenere le nostre parole, ma soprattutto di esaminare il nostro cuore che è la loro fonte (Luca 6:45).


PARLARE CON AMORE

Il Nostro Signore è l'unico che sa usare le parole con perfezione. Egli ha creato tutto con la Sua Parola (Giovanni 1). La Parola di Dio crea, mentre le nostre parole distruggono. È interessante notare che la parola ebrea usata per "dire" in Genesi quando Egli stava creando il mondo è "Amare". E' la stessa parola usata nel Salmo 33:9: "Poich'egli parlò (amò), e la cosa fu; egli comandò e la cosa apparve."


OGNI PAROLA E' IMPORTANTE

Anche Giacomo ci dà un avvertimento sulla lingua:

"Con essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo gli uomini che son fatti a somiglianza di Dio. Dalla medesima bocca procede benedizione e maledizione" (Giacomo 3:9-10).

Le nostre parole devono essere usate per amare e non per distruggere. I Cristiani si devono riconoscere per il loro amore, prima verso Dio e poi verso gli altri (Marco 12:28-31). Le nostre parole devono essere utilizzate per aiutare, guarire, insegnare, costruire e, soprattutto, per proclamare il Vangelo di Gesù. Prima di parlare dobbiamo chiederci, quello che dirò edifica? Potrebbero queste parole provocare danno? Anche nell'insegnamento e nel confronto, le nostre parole devono aiutare e non condannare (Galati 6:1). E anche se la lingua è difficile da controllare, ciò non è impossibile. Lo Spirito Santo rende possibile la nostra obbedienza alla Sua parola. Amare Dio significa obbedirGLI (Giovanni 14:21) ed è lo Spirito Santo che produce il frutto dello Spirito nella nostra vita (Galati 5:22-23). Potrebbe essere che in questo momento ti sembri che ciò sia impossibile. Hai provato a controllare la lingua, ma quando sei arrabbiato è come se essa avesse la sua propria indipendenza e pecchi. Non darti per vinto. Dio sta usando queste situazioni per mostrarti quello che c'è nel tuo cuore, la tua incapacità di fare le cose senza di Lui.

Valuta quali sono i tuoi punti deboli, e il perché. Poi fai un piano per poter affrontare queste situazioni in futuro. Cerca sempre di dare il tipo di risposta che non fa male, non reca danno e che riflette il carattere di Gesù Cristo.

Egli che "non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno. Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente" (1 Pietro 2:22-23).

"Imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre" (Matteo 11:29).

Non rigettare né cacciare il tuo fratello nel Signore



"Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri" (Giovanni 13:35)

La verità è gloriosa. Gesù è questa verità (Giovanni 14:6). E noi siamo Cristiani ai quali ancora manca molto, siamo tutti in fase di crescita per arrivare ad essere resi conformi all'immagine di Cristo (Efesini 4:13). È per questo che "in nome della verità" ci capita di peccare e tradire ciò che questa verità significa.

Questo è qualcosa su cui stavo meditando. In particolare per quanto riguarda la divisione tra le persone che amano Cristo.

E' molto facile respingere, rigettare, cacciare un fratello perché ha alcuni difetti dottrinali e manca di maturità spirituale, anche se veramente crede in Cristo e lo ama. Ma soprattutto è triste perché un fratello nella fede (sia maturo o no) è qualcuno che non è stato rigettato da Cristo, e quindi rifiutarlo o "cacciarlo" non è niente meno che una forma di rifiutare Cristo. E' come dire "guardami Dio, io sono meglio di te quando si tratta di scegliere chi ricevere come fratello e chi no."

Ricordiamoci che Gesù dice: "Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori" (Giovanni 6:37).

NÉ ECUMENISMO NÉ RELATIVISMO

Le affermazioni precedenti possono sembrare a prima vista ecumeniche. Come dire che tutte le confessioni e denominazioni che affermano di essere cristiane o menzionano Gesù siano buone e dobbiamo considerare i suoi membri come nostri fratelli. Tuttavia, sono stato specifico riferendomi a coloro che veramente credono in Cristo e lo amano.

Qui non c'è relativismo. Chi non crede nel Gesù Cristo della Bibbia come suo Signore e Salvatore è il nostro prossimo, ma non il nostro fratello nella fede. E certamente ci sono molte persone (e "chiese", organizzazioni, denominazioni e sette) che affermano di essere cristiani, ma né amano e né credono nel Gesù della Bibbia.

Ad esempio, i Testimoni di Geova negano la sufficienza di Cristo e la salvezza per sola fede. Paolo chiama coloro che procedono in questo modo "anatema" (Galati 1:9). Poi dall'altro lato c'è il movimento del vangelo della prosperità, nel quale anche se diversi leader affermano di credere nella salvezza per la sola fede e di amare Gesù, in realtà amano il denaro e vedono Gesù come un mezzo per ottenere i loro scopi e non come il Figlio di Dio, più prezioso di tutte le cose (Filippesi 3:8, Apocalisse 5:13). Non amano Cristo, lo vedono come insufficiente per la loro vita e anche loro vengono chiamati da Paolo anatemi (1 Corinzi 16:22).

L'ecumenismo, come lo conosciamo oggi, è pretendere o fare finta che le discrepanze nei punti essenziali della nostra fede non siano importanti e che ci debba essere unione nonostante la loro esistenza. Non sostengo assolutamente questo. Ci sono dottrine non negoziabili come ad esempio la Sola Gratia (la salvezza è solo per grazia) e la Sola Scriptura (solo la Bibbia è l'unica fonte di dottrina).

Lo scopo di questo articolo è diverso e non deve essere confuso con il relativismo, ma vuole invitarvi ad essere più simili all'apostolo Paolo. Dovrebbe attirare la nostra attenzione il fatto che l'apostolo Paolo in tutte le sue lettere alle Chiese, eccetto ad una, rendeva grazie a Dio per i fratelli ai quali scriveva. Tra cui:

La chiesa di Corinto che aveva gravi problemi con l'uso dei doni spirituali, che cadeva in ridicoli litigi, e che difettava nell'amore fraterno.


La chiesa di Tessalonica, che anche se erano cristiani, avevano una comprensione della fine del mondo e del ritorno di Cristo lontana dalla verità.


I fratelli di Roma, che avevano bisogno di essere confermati e fortificati (Romani 1:11).

Paolo chiamò tutti loro Cristiani. L'unica lettera ad una Chiesa nella quale non rende grazie, è la lettera ai Galati e questo perché stavano rigettando il Vangelo della grazia di Dio. Stavano abbracciando una giustificazione per opere e disprezzando Cristo.


SI TRATTA DEL VANGELO

Ciò che stò scrivendo non ha nulla a che vedere con l'ecumenismo, ma è affinché si capisca meglio quello che è veramente il Vangelo. Se per essere salvati avessimo bisogno di un'alta maturità spirituale e una teologia perfetta al 100%, allora sicuramente tutti noi saremmo perduti. Sì, è vero che abbiamo bisogno di addentrarci nella Parola di Dio e crescere nella nostra fede, però non per essere salvati, ma perché mediante la fede lo siamo. Dico questo perché molte persone sembrano non credere alla salvezza per sola fede, ma in una "fede + maggiore conoscenza necessaria per la salvezza" o "fede + maturità spirituale". Questo è evidente dal modo in cui trattano gli altri cristiani come se non lo fossero. Ma grazie a Dio, siamo giustificati per la sola fede e nient'altro (Romani 5:1).

GRATITUDINE, UMILTÀ E PAZIENZA

È per questo che desidero tre cose:

1. Che possiamo essere più riconoscenti: Paolo sapeva che c'erano cose che erano sbagliate in quelle chiese alle quali scrisse e per questo le esortava, tuttavia era sempre alla ricerca di qualcosa per cui ringraziare riguardo ad esse.

2. Che possiamo essere più umili: L'apostolo Paolo sperava di andare a Roma non solo per confermare la fede dei cristiani e fortificarli, ma anche per essere consolato da loro (Romani 1:12). Nella chiesa non esiste nessuna persona così priva di qualità e doni che non possa contribuire al nostro progresso spirituale.

3. Che possiamo essere più pazienti: Paolo non perse mai la speranza a riguardo di persone che, anche se erano veramente cristiani, avevano tanto bisogno di imparare e crescere. Il fatto è che Paolo sapeva bene e riconosceva che Dio era stato paziente con lui.

Non rigettiamo, cacciamo e rifiutiamo i nostri fratelli in Cristo. Ricordiamoci che abbiamo lo stesso Padre.

"Per questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende nome, affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell'uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell'amore, siate resi capaci di ABBRACCIARE CON TUTTI I SANTI quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di Cristo e di conoscere QUESTO AMORE CHE SORPASSA OGNI CONOSCENZA, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio" (Efesini 3:14-19).

Se quanto scritto ti ha fatto riflettere, ti incoraggio a condividerlo sulle reti sociali cosicché più persone lo possano leggere.

Scritture per approfondire il tema: Giovanni 13:20; Efesini 4:1-6; Filippesi 1:3-5, 27-28, 2:1-4; Salmi 133:1; Ebrei 10:24-25; 1 Corinzi 1:10; 1 Pietro 3:8; Romani 15:5; Galati 3:28-29.

Josué Barrios (Tradotto ed adattato dallo spagnolo).

4 falsi miti su cessazionismo e continuazionismo



Come avrete notato, nella Chiesa c’è qualche polemica in relazione all’esercizio dei doni spirituali.

Il Cessazionismo è la posizione di coloro che affermano che i doni spirituali miracolosi (come il parlare in lingue o i doni di guarigione) hanno cessato nella Chiesa, Dio ha cessato di distribuirli, mentre il Continuazionismo è la posizione di coloro che credono che questi doni sono ancora vigenti.


SI PARLA SEMPRE IN UNA MANIERA CORRETTA E VERITIERA RIGUARDO AL CESSAZIONISMO E AL CONTINUAZIONISMO?

In questi ultimi anni ho assistito a decine di dibattiti (alcuni molto cordiali e alcuni non tanto) tra fratelli continuazionisti e cessazionisti. In loro ho notato che uno dei motivi principali per cui molti di questi dibattiti risultano infruttuosi, è a causa dell’abbondanza di pregiudizi, soprattutto le generalizzazioni e caricaturizzazioni.

A volte non siamo consapevoli delle fallacie che crediamo in relazione alla diversa postura che crediamo, (continuazionismo o cessazionismo). Questo porta a che i nostri dialoghi non siano virtuosi, ma invece offensivi e dolorosi senza necessità e finiscano causando ulteriore divisione, anche se questo non era la nostra intenzione.

Per questa ragione parlerò brevemente di ciò che considero come i quattro miti più comuni circa il continuazionismo e il cessazionismo, con la speranza che le nostre prossime discussioni sulla validità di alcuni doni spirituali siano più edificanti.


1. “I Cessazionisti mirano a limitare Dio”

In realtà, i cessazionisti non mirano a limitare Dio e ancor meno a rattristare deliberatamente lo Spirito Santo. Semplicemente credono che a Dio piacque, nella Sua sovranità, che certi doni spirituali fossero vigenti solo fino ad un certo periodo della storia della Chiesa.

Secondo il cessazionista, Dio continua ad essere completamente libero e sovrano di continuare ad operare nella Chiesa in molti modi.

Inoltre, vi è la dottrina biblica della provvidenza di Dio – che il Signore sostiene, dirige, dispone e governa tutte le cose -, la quale affermano i cessazionisti riformati. Erik Raymond, un cessazionista, scrive:

“Coloro che pensano che ho messo Dio in una scatola sembrano credere che Dio operi solo quando accade qualcosa di miracoloso. Ma i credenti nella tradizione riformata vedranno nella provvidenza di Dio che Egli è attivamente coinvolto in tutto ciò che accade … Egli sostiene, regola ed ordina tutte le cose con la Sua mano. Questo include eventi miracolosi o apparentemente inspiegabili in cui Dio può intervenire direttamente o tramite mezzi secondari… “


2. “I Continuazionisti negano la Sola Scriptura”

Con Sola Scriptura, il protestantesimo si riferisce alla dottrina secondo la quale solo la Bibbia è l’unica Parola di massima autorità per noi.

È vero che molti continuazionisti credono che le nuove profezie abbiano la stessa autorità della Bibbia, e quindi negano la Sola Scriptura, ma questo non è qualcosa che credono tutti i continuazionisti.

Ho amici continuazionisti che anche se definiscono la profezia come “parola del Signore”, credono che la profezia corrente, secondo il Nuovo Testamento, è imperfetta dovuta al fattore umano (per esempio, i pensieri del profeta possono combinarsi con il messaggio che ricevono da Dio) .

Così, per molti continuazionisti le profezie hanno spesso elementi in cui non dovremmo confidare. Per questo ritengono sia della massima importanza chiedere a Dio discernimento, e vedono sempre le Scritture come la massima autorità. Wayne Grudem, uno dei migliori teologi continuazionisti, afferma:

“Il problema si risolve non incoraggiando i Cristiani a credere a tutto ciò che dice chi profetizza, ma a credere a tuttò ciò che dicono le Scritture.

Così Paolo, alla fine della sua vita, fa enfasi sul tagliare “rettamente la parola della verità” (2 Timoteo 2:15), e che tutta la Scrittura “è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia” (2 Timoteo 3:16) … Non leggiamo da nessuna parte esortazioni ad “ascoltare i profeti nelle loro chiese” o “obbedire alle parole del Signore date attraverso i suoi profeti”. Ma certamente ci sono stati fratelli che profetizzavano in molte congregazioni locali dopo la morte degli apostoli. Comunque sembra che non avessero la stessa autorità degli apostoli e gli autori delle Scritture lo sapevano.”

Molti continuazionisti amano profondamente la Parola di Dio. E anche se di solito vengono etichettati come persone emotive che mettono l’esperienza personale sopra la Bibbia, a causa di generalizzazioni, in realtà vogliono onorare il Signore e vivere biblicamente affermando la Sola Scriptura!


3. “I Cessazionisti non sono spirituali e non credono nei miracoli”

Ci sono alcuni cessazionisti che sembrano non dare importanza allo Spirito Santo, ma questo non significa che tutti siano così.

In realtà, credo che nella storia della Chiesa (in particolare in epoca di riforma e puritani), i teologi e i predicatori che hanno avuto in generale una teologia più corretta della persona e opera dello Spirito Santo, sono stati cessazionisti.

D’altro canto, se si crede nella vigenza dei doni miracolosi, si dovrebbe comunque intendere che solo perché una persona non sperimenta un certo dono spirituale, non vuol dire che non sia spirituale (cfr.1 Corinzi 12:29).

Quando vedo il parallelo tra Efesini 5:16 e Colossesi 3:16, comprendo che essere pieno dello Spirito non consiste esattamente nel parlare in lingue o essere un profeta, ma avere una mente ripiena della Parola di Dio, adorandolo veramente e predicando la verità con ardore.

Inoltre, molti cessazionisti hanno spesso esperienze emotive e spirituali molto profonde, per esempio, commuovendosi meditando sulla bellezza del Vangelo, o provando la gioia che viene dallo Spirito Santo o il gemito dentro di loro desiderando il giorno in cui non peccheranno più.

Per quanto riguarda miracoli e guarigioni, se è vero che i cessazionisti ritengono che il dono di compiere miracoli cessò e non esiste nessuno che sia intensamente usato da Dio per compiere miracoli come quelli registrati nel Nuovo Testamento, molti credono che Dio, secondo la Sua volontà, possa ancora rispondere alle nostre preghiere per la propria guarigione fisica o di chiunque altro.


4. “I Continuazionisti sono d’accordo con l’errore X”

Infine, ci sono quelli che pensano che tutti i continuazionisti siano d’accordo con i movimenti carismatici, pentecostali e “neo-apostolici”, con i loro errori, come il “vangelo della prosperità” – però questo è falso.

Non tutti i continuazionisti sono uguali e sostengono ogni tipo di dottrina dannosa e assurda promossa da falsi maestri. Dobbiamo stare attenti a non generalizzare. “Giudicate con giusto giudizio” (Giovanni 7:24).

Predicatori continuazionisti come Miguel Nuñez, John Piper, Josef Urban, Tim Conway e molti altri, hanno lavorato mediante la grazia di Dio lottando a favore della sana dottrina e chiamando le persone ad abbandonare eccessi e insegnamenti contrari al Vangelo che si contrappongono all’opera principale dello Spirito Santo di santificarci nella verità.


UNA CHIAMATA FINALE

Combattiamo per la verità (Giuda 3). Non siamo relativisti. Ci può essere solo una posizione davvero corretta e biblica sulla validità dei doni spirituali miracolosi, e noi dobbiamo cercare di averla. Tuttavia, ciò non ci autorizza a discutere sostenendo pregiudizi e miti.

La mia preghiera è che questo scritto sia stato utile e che il Signore ci guiderà per discutere di questi temi nell’amore, con pazienza e saggezza, ricordandoci che non è mai bene generalizzare e che sono più fondamentali le cose che ci uniscono in Cristo rispetto a quelle che ci dividono parlando di doni spirituali.

Infine, se volete saperne di più su questi argomenti vi consiglio il libro "Come Capire la Chiesa" di Wayne Grudem (continuazionismo), e "Fuoco Estraneo" di John MacArthur (cessazionismo, anche se vi avverto che cade in alcune generalizzazioni).

Josué Barrios (tradotto ed adattato dallo spagnolo).

Gesù ha portato nel Suo corpo i peccati di tutti gli uomini?



Quello che non riescono ad accettare e non capiscono gli arminiani e molti filo arminiani, è che Gesù ha portato nel Suo corpo solo i peccati degli eletti (Isaia 53:6, 11; 1 Pietro 2:24). Se avesse portato i peccati di tutti gli uomini, va da sè che tutti sarebbero salvati perchè avrebbe portato anche il peccato appunto di non credere in Gesù, e quindi tutti crederebbero. E invece non tutti credono perchè il Suo sacrificio è stato specifico per coloro che gli sono stati dati dal Padre (Giovanni 10:29) e per i quali ha dato la Sua vita. "Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore" (Giovanni 10:11), "come il Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore" (Giovanni 10:15). Gesù ha dato la Sua vita per noi che siamo le Sue pecore e non per le capre, le scrofe o i cani che sono quelli che non credono perchè appunto non sono delle Sue pecore. "ma voi non credete, perché non siete delle mie pecore" (Giovanni 10:26).

Ma "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre" (Giovanni 10:27-29) e infatti "noi non siamo di quelli che si tirano indietro a loro perdizione, ma di quelli che hanno fede per ottenere la vita" (Ebrei 10:39), appunto perchè siamo delle Sue pecore ed è Lui che opera in noi per la Sua BENEVOLENZA (Filippesi 2:13), perchè ci ama come ama Gesù. "Io ho dato loro la gloria che tu hai data a me, affinché siano uno come noi siamo uno; io in loro e tu in me; affinché siano perfetti nell'unità, e affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che LI AMI COME HAI AMATO ME" (Giovanni 17:22-23).

lunedì 12 settembre 2016

La sostituzione


La meravigliosa dottrina, la più grande di tutte, è questa: Dio, vedendo gli uomini perduti a causa del loro peccato, ha preso questo peccato e lo ha posto sul Suo Figlio unigenito, facendoLo diventare peccato per noi, Lui che non commise alcun peccato. E come conseguenza di questo trasferimento di peccato, colui che crede in Cristo Gesù è dichiarato giusto e retto, sì, è davvero fatto giustizia di Dio in Cristo. Cristo è stato fatto peccato affinché i peccatori siano fatti giustizia. Questa è la dottrina della sostituzione compiuta dal nostro Signore Gesù Cristo per gli uomini peccatori (Charles Spurgeon)

"Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE HA FATTO RICADERE SU DI LUI L'INIQUITÀ DI NOI TUTTI, il giusto, RENDERÀ GIUSTI I MOLTI, si caricherà egli stesso delle loro iniquità, perché EGLI HA PORTATO I PECCATI DI MOLTI" (Isaia 53:6,11,12).

"Egli HA PORTATO I NOSTRI PECCATI nel suo corpo, sul legno della croce, AFFINCHÉ, morti al peccato, VIVESSIMO PER LA GIUSTIZIA" (1 Pietro 2:24).

"Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui" (2 Corinzi 5:21).

"Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito" (Romani 8:3-4).

"Appunto come il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti" (Matteo 20:28).

"...così anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a coloro che lo aspettano per la loro salvezza" (Ebrei 9:28).

Fino a che non si comprende la gloriosa dottrina della sostituzione, non si potrà comprendere in una maniera più profonda il Vangelo della grazia di Dio in Cristo.

Dalla ricerca della verità attraverso la Meditazione Trascendentale alla verità in Cristo Gesù

  
Mi chiamo Enrico Maria Palumbo e ho 30 anni. Fin dall’età di 16 anni iniziai ad essere attratto dall’ignoto, percepivo fortemente che il mondo visibile era solo una minima parte di ciò che mi circondava e che il senso della vita non poteva essere ridotto a ciò che questo mondo materiale mi poteva offrire.
Non essendo mai pienamente soddisfatto, iniziai così la mia personale ricerca della verità. Il mio obiettivo era quello di capire il senso di tutte le cose e nonostante vivessi immerso nel mondo e nella materialità assecondando pienamente i desideri della carne, allo stesso tempo, qualcosa dentro di me era bramoso e assetato di conoscere la verità riguardo all’esistenza.
Iniziai il mio percorso abbracciando gli insegnamenti del buddismo che insegna la dottrina della reincarnazione, secondo la quale l’anima, dopo la morte, va a dimorare  in altri corpi, passando attraverso innumerevoli esistenze fino al raggiungimento finale della cosiddetta “illuminazione”, ricongiungendosi con il tutto da cui proveniva. Attraverso la pratica della meditazione, si sarebbe accelerato il processo, saltando varie rinascite, fino al finale raggiungimento del “Nirvana”, cioè la beatitudine eterna. Più mi sforzavo, più meditavo seguendo i precetti del Budda, e più velocemente avrei raggiunto il traguardo. Cominciai così, pieno di entusiasmo per la mia nuova scoperta, a praticare la meditazione e a seguire le dottrine buddiste (Karma, vegetarianesimo, etc.). A queste pratiche, mischiavo anche la vita mondana a cui non riuscivo a rinunciare. Le droghe, l’alcool e le lascivie di questo mondo continuavano ad essere parte della mia vita.
Questo periodo durò circa cinque anni, fino a quando, non trovando più soddisfazione nelle pratiche buddiste, mi imbattei negli insegnamenti di un guru indiano di nome “Paramahansa Yogananda” e della “Self-Realization Fellowship”, l’organizzazione religiosa da lui fondata. Iniziai a leggere i suoi libri e fui molto attirato dalla sua dottrina, poiché non contraddiceva, anzi, approfondiva tutto quello in cui avevo creduto fino a quel momento. Infatti, oltre a sostenere che tutte le religioni del mondo avevano un comune denominatore, cioè lo stesso “dio” che poteva essere raggiunto in maniere diverse, insegnava una pratica meditativa chiamata “Kriya Yoga”, detta anche “la via aerea”, con la quale, praticandola otto ore al giorno e accompagnandola con alcune regole di vita sana, avrebbe liberato l’anima dell’uomo dal ciclo delle reincarnazioni e gli avrebbe fatto realizzare la sua unione con Dio in una vita soltanto. Inoltre, sosteneva che questa potentissima tecnica spirituale era stata tramandata ai suoi antichi maestri da Gesù Cristo stesso. Ai suoi insegnamenti faceva conciliare i veda (le scritture indiane) con la Bibbia, prendendo un po’ di qua e un po’ di là, estrapolandone versetti fuori dal contesto. Io però non conoscevo la Bibbia e non avendola mai letta (avevo letto solo i vangeli, quando ero più piccolo, ma mai ponendovi mente e senza comprenderne il significato), prendevo per buono il fatto che la Parola di Dio, come tutte le altre scritture, potevano conciliarsi a vicenda. Questa volta, essendo convinto di avere trovato la via giusta da percorrere, presi davvero sul serio la faccenda e, oltre alla pratica assidua della tecnica, abbandonai anche la vita mondana che fino a quel momento non avevo mai completamente lasciato. Abbandonai ogni tipo di droga, alcool, fornicazione e diventai completamente vegetariano (fino a quel momento lo ero solo parzialmente, infatti avevo eliminato solo la carne e non il pesce). Praticando questa nuova tecnica, accompagnandola con digiuni e una vita sana, non feci altro che gonfiare il mio ego e insuperbirmi. Infatti, durante le mie meditazioni (che a volte raggiungevano le 3-4 ore), provavo stati di coscienza alterati come il distacco dal corpo fisico, sensazioni di onnipotenza, sogni lucidi e varie piacevoli esperienze extrasensioriali, che mi davano conferma che ciò che stavo facendo funzionava e la meta di realizzare di essere uno con “dio” si stava avvicinando.
Inizialmente queste esperienze mi gratificavano e mi aiutavano anche nella vita di tutti i giorni, ma con il passare del tempo divennero un laccio, nel vero senso della parola. Infatti, ero diventato molto più irritabile poiché cercavo di trattenere quelle sensazioni piacevoli per tutto l’arco della giornata, ma ciò mi era impossibile e questo pensiero mi innervosiva ulteriormente. Non manifestai mai esteriormente questo mio conflitto interiore, anche perché spesso lo nascondevo persino a me stesso. A quel tempo ero davvero pieno di orgoglio!
Dopo circa due anni da quando intrapresi questa via mi fidanzai e, progressivamente abbandonai tutte le pratiche meditative, ricominciai a bere, a fumare e a darmi ai piaceri della vita, anche se in maniera più misurata rispetto a prima. Trovai anche un lavoro stabile, quello che svolgo tutt’ora. Nonostante avessi abbandonato quasi del tutto la meditazione, credevo ancora alla reincarnazione, al karma e a tutte le false dottrine di cui mi ero imbevuto negli anni passati.
Intanto, dentro di me il vuoto e l’insoddisfazione crescevano a dismisura giorno dopo giorno. Vedendomi dal di fuori, si poteva vedere un ragazzo come tanti altri, con una fidanzata, un lavoro, gli amici, gli hobbies. Ma dentro, il mio cuore era lacerato dalle delusioni di questa vita e soprattutto dall’insoddisfazione di non avere ancora nessuna certezza riguardo alla verità. Avevo tante teorie e pensieri in testa, ma il mio spirito non trovava pace. La sofferenza e l’insoddisfazione interiore divennero così incontenibili che un giorno, mentre ero al lavoro alzai gli occhi al cielo e, senza rendermene conto, mi uscirono dalla bocca parole simili a queste: «Dio, io non so niente e mi rendo conto di non essere niente, non so neanche se esisti davvero, ma ti prego, se esisti, fammelo capire tirandomi fuori da questa situazione, perché sono disperato e sto troppo male. Ti prometto che sarò tuo per sempre, ti prometto che, se mi fai capire la verità, ti seguirò qualunque cosa tu mi chieda. Aiutami!».
Non avevo mai parlato con Dio, quella fu la prima volta e lo feci sinceramente, senza nascondere nulla.
Intanto la vita continuava come sempre, mi ero completamente scordato di quella preghiera, però dentro di me si formava sempre più forte il desiderio di lasciare tutto e ricominciare da capo per scoprire questa verità che ancora non ero riuscito a trovare e, munito di nuove forze, decisi di ritornare sull’unica via che conoscevo: la via delle filosofie orientali.
Così ricominciai con la meditazione e mi iscrissi ad un corso triennale per diventare insegnante di yoga e altre discipline esoteriche, ma frequentai solo le prime lezioni, perché Iddio aveva formato per me altri progetti (“Si gettan le sorti nel grembo, ma ogni decisione vien dall’Eterno.” – Proverbi 16:33 -).
A quel tempo vivevo in una grande casa di campagna con altri ragazzi, ed essendosi liberata una stanza, proposi a un mio collega di lavoro, mio coetaneo che aveva bisogno di aiuto, di venire ad occupare la stanza libera, poiché l’affitto era basso e conveniente. Diventammo così buoni amici e iniziammo ad uscire insieme. Nel frattempo mi ero lasciato con la fidanzata e, sia io che il mio collega, eravamo single.
Una sera avevamo organizzato di uscire insieme, per andare a divertirci, così, entrai nella sua stanza per chiamarlo ad uscire ma lo vidi strano, infatti era più tranquillo del solito e non voleva più uscire, ma voleva stare in casa. Vedevo che mi nascondeva qualcosa e che qualcosa era successo, però era come se si vergognasse di dirmelo. Insistetti, ma non mi disse niente ed io uscii senza di lui. Il giorno dopo continuai a chiedergli che cosa gli fosse successo, proprio non riuscivo a capire. Finalmente, dopo varie insistenze mi disse: “Ho conosciuto Dio”. Quando mi disse queste parole, mi prese subito un senso di grande stupore, misto a curiosità. Al che gli dissi d’istinto: “Anch’io lo voglio conoscere! non chiedo altro!”.
Domenico non mi spiegò bene che cosa gli fosse successo, ma mi disse solamente: “Domenica vieni con me a Milano, là ho conosciuto delle persone che pregano Dio, sono persone diverse, non voglio però dirti niente, voglio che tu venga e basta, senza fare domande e se Dio vorrà toccherà anche te!”. Così, ancora più incuriosito, decisi di seguirlo la domenica successiva.
Giunta la domenica, prendemmo la macchina e, dopo due ore di viaggio, giungemmo a Milano. Suonammo al campanello di un palazzo ed entrammo per una porta in un seminterrato, da cui giungeva della musica. Nella stanza c’erano circa una trentina di persone che cantavano e un gruppetto di ragazze con degli strumenti che suonavano canzoni in cui era spesso nominato e innalzato il nome di Gesù. Così mi sedetti e d’istinto chiusi gli occhi e mi feci trasportare dalla musica. Pensavo dentro di me: “Che strano posto è questo? Perché cantano a Gesù?” Proprio non riuscivo a capire dove fossi capitato, infatti, sembra assurdo, ma è la verità, in tutte le mie ricerche non mi ero mai imbattuto in una chiesa evangelica, né tantomeno sapevo cosa fosse. Durante i cantici mi sentivo strano, non riuscivo a sentirmi a mio agio, anzi, per certi versi ero molto imbarazzato. Una donna, che poi ho scoperto essere “la pastoressa” della comunità, iniziò a predicare la parola e a parlare di Gesù come mai avevo sentito prima. Infatti, a differenza di quanto credevo fino a quel momento, Gesù mi venne presentato per la prima volta come l’unigenito Figlio di Dio sceso in terra, per salvare l’uomo tramite il sacrificio della croce, non come uomo che realizzò col tempo di essere Dio.
Questo mi colpì grandemente.
Alla fine della predica, davanti a tutti, mi chiese se volevo dare a Gesù la mia vita e se volevo seguirlo per sempre, poiché solo tramite Lui sarei arrivato a Dio. Risposi subito di sì, senza pensarci e con molto entusiasmo, poiché ero molto attratto da questo nome. Così Lo pregai insieme a lei di perdonarmi e che avrei lasciato la mia vecchia vita per servire Lui. Ero contento di avere fatto quella preghiera, però continuavo a non sentirmi a mio agio. C’era qualcosa che si stava muovendo in me, qualcosa mi si stava togliendo di dosso con grande fatica e mi sentivo enormemente confuso. Dopo poco tempo, ci sedemmo a tavola per mangiare insieme con alcuni fratelli e sorelle, e alla fine del pranzo iniziai a parlare con il pastore e sua moglie che aveva appena predicato, la quale mi fece questa semplice domanda: “Parlami di tuo padre”. In quel preciso momento si squarciò un velo davanti a me. Fui investito da una potenza fortissima e nella mia mente iniziarono a rimbombare queste parole: “Dio è tuo padre! Io sono tuo padre!”. Questa potenza era così forte che non riuscivo più a trattenermi, le lacrime sgorgavano sul mio viso come mai mi era successo prima. Mi portarono in una stanza lì vicino e continuai a piangere ininterrottamente. Mentre piangevo sperimentavo il perdono di Dio; mentre piangevo comprendevo che Gesù era morto sulla croce anche per me; mentre piangevo mi rendevo conto di quanto spregevole, insensato e sporco fossi stato fino a quel momento; mentre piangevo sapevo che Gesù mi aveva perdonato. Sperimentai l’amore di Dio; sperimentai la salvezza mediante il sacrificio di Gesù. Qual gioia grande e celestiale provai quel giorno; quale liberazione! Ancora adesso, a distanza di più di due anni, mi commuovo di gioia ripensando a quel momento.
Durante il percorso in macchina verso casa Domenico ed io eravamo così felici! Il Signore era stato così buono con noi! Prima aveva salvato lui e la domenica dopo salvò me. La gioia era talmente grande che piangemmo insieme e ci promettemmo che, da quel momento, avremmo lasciato tutto per servire il nostro grande Dio.
La mattina dopo, quando mi svegliai, sapevo di non essere più la persona che ero prima. Il peso che avevo avuto fino a quel momento era scomparso. Mi sentivo completamente pulito, lavato, leggero e profondamente grato a Dio per quello che aveva fatto. Ero nato di nuovo e non vedevo l’ora di raccontare a tutti ciò che mi era successo. (Ricordo anche che, istintivamente cancellai il mio profilo di facebook e ne feci uno nuovo), per me quello fu il mio primo giorno di vita, di una nuova vita. Non sapevo ancora che Gesù avesse detto che era necessaria la nuova nascita per entrare nel Suo Regno e quando parlai con fratelli e sorelle più anziani nella fede, e lessi il capitolo 3 del vangelo di Giovanni, trovai conferma di ciò che mi era successo. In questa maniera Dio mi fece subito comprendere che ogni cosa che mi accadeva e che mi sarebbe accaduta nel futuro, avrei sempre dovuto prima confrontarla e riprovarla con la Bibbia, l’unica Parola perfetta e immutabile dell’Iddio Creatore di tutte le cose.
Termino questa breve testimonianza in cui si parla del periodo prima della conversione, volendo incoraggiare tutti coloro che ricercano la verità, tutti coloro che cercano risposte al senso di questa vita, tutti coloro che sono delusi da questo mondo e che non trovano pace nella propria anima, con queste parole di Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita e nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14:6). Sappiate che la verità è una sola, e la via da percorrere anche, non ci sono alternative. Abbandonate ogni religione, ogni superstizione, ogni tecnica meditativa o respiratoria, stregoneria, tarocchi, chiromanzia, new age; gettate via ogni idolo che sia di gesso, bronzo o umano. Non affidatevi ad organizzazioni religiose che non pensano ad altro che a chiedervi soldi e riempire i propri locali di culto. Niente di tutto ciò potrà salvarvi da un’esistenza eterna separata dal vostro Creatore. Non potrà salvarvi nè Sai Baba, né Krishna, né Budda, né il Papa, né San Gennaro, né Padre Pio, né nessun altro; sta scritto nella Bibbia: “E in nessun altro è la salvezza; poiché non v’è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad esser salvati.” (Atti 4:12); il Suo nome è Gesù Cristo, Egli è Dio benedetto in eterno, Colui per il quale sono tutte le cose e ogni cosa sussiste in Lui, con Lui e per mezzo di Lui. Non sprecate la vostra occasione, abbandonate il vostro modo di pensare, smettetela di confidare in ciò che non dura, ma in Colui che è Eterno. “Dio ha tanto amato il mondo che dato il Suo unigenito figlio affinché chiunque CREDA in Lui non perisca ma abbia vita eterna (Giovanni 3:16).” La salvezza, infatti, è per sola fede ed è gratuita, essa è data per grazia a tutti coloro che credono in Lui. “TUTTI HANNO PECCATO e sono privi della gloria di Dio e sono giustificati GRATUITAMENTE per la sua grazia mediante la redenzione che è in Cristo Gesù(Romani 3:23-24). E tu? Ritieni di aver peccato o ti senti giusto davanti a Dio? Ti ritieni giusto, pulito così come sei o riconosci di essere un peccatore bisognoso di un Salvatore? Se riconosci di avere peccato e di avere bisogno di un salvatore, allora sappi che Dio te l’ha provveduto nel Suo Figliuolo Gesù Cristo. Egli infatti non è venuto a chiamare dei giusti ma dei peccatori. Gettate su di Lui ogni vostro peso, ogni vostro affanno, ogni vostra preoccupazione e ravvedetevi dai vostri peccati chiedendo perdono all’unico che può perdonarli. Senza indugiare, aprite la bocca e invocate con tutte le vostre forze l’unico nome che ha il potere di redimere le vostre esistenze separate dal Creatore, e darvi vita eterna.
“Il nome dell’Eterno è una forte torre; il giusto vi corre, e vi trova un alto rifugio. (Proverbi 18:10).

LE TECNICHE SPIRITUALI E LA MEDITAZIONE TRASCENDENTALE
Prima di continuare la parte della mia testimonianza dopo la conversione, vorrei aprire una piccola parentesi e fare chiarezza sulle “tecniche spirituali” insegnate dai guru orientali o sedicenti maestri che vanno tanto di moda ai giorni nostri.
Un comune denominatore del buddismo, induismo, delle filosofie orientali in genere, professate da questi santoni, e ultimamente anche dal nuovo e più ampio movimento della new age, è l’insegnamento per il quale attraverso specifiche tecniche di meditazione si possano risvegliare centri energetici chiamati “chakra”, all’interno del nostro corpo spirituale. Risvegliando e aprendo queste “porte” l’uomo può così gradualmente liberarsi dal ciclo delle reincarnazioni liberando la propria anima nell’assoluto da cui proviene (il nirvana buddista o il braman induista per intenderci). Un esempio molto usato per far comprendere questo concetto è quello di far credere all’uomo di essere come una goccia che deve realizzare di essere parte dell’oceano (dio). In questo modo l’uomo crede di essere parte di dio come una goccia è parte dell’oceano e quindi di essere dio. Lo deve solo realizzare.
Ma cosa succede in realtà quando si aprono queste porte? Cosa succede quando si praticano questi esercizi spirituali? Cosa sono le “energie” che entrano nel corpo di coloro che fanno tali pratiche e che, essendo reali, fanno provare sensazioni che vanno da un semplice benessere fisico alla sperimentazione di stati alterati di coscienza, quali visioni, sogni lucidi ed esperienze paranormali?
La Scrittura ci parla molto chiaramente di spiriti malvagi o demoni che possono, non solo disturbare e indurre dall’esterno le persone a peccare e a commettere atti abominevoli, ma anche abitare all’interno del loro corpo. Gesù con l’aiuto dello Spirito di Dio liberò molti indemoniati tra cui “Maria Maddalena, dalla quale avea cacciato sette demoni” (Marco 16:9); o l’indemoniato di Gerasa, che aveva dentro di sé una legione di demoni: “E Gesù gli domandò: Qual è il tuo nome? Ed egli rispose: Legione, perché molti demoni erano entrati in lui” (Luca 8:30).
Anche Paolo nell’epistola ai santi di Efeso ci ricorda che “il combattimento nostro non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono ne’ luoghi celesti. (Efesini 6:12). Questi esseri o entità spirituali sono estremamente malvagi e odiano l’uomo, essi sono gli angeli caduti ingannati da Satana quando si ribellò al Creatore e sono la terza parte delle schiere angeliche, la terza parte malvagia. I vari Shiva, Krishna, Kali, Bramah, Ganesh e tutte le divinità raffigurate nella cultura indiana e new age, non sono altro che questi spiriti che si camuffano da esseri “divini” benevoli, anche se di divino non hanno nulla. Il loro vero scopo è quello di far allontanare l’uomo dall’unico vero Iddio Creatore. Ricordo infatti che quando ero dedito a queste pratiche demoniache, tutti gli studi che facevo erano l’esatto contrario di ciò che è scritto nella Bibbia e che potevo tranquillamente unire e far conciliare facilmente gli insegnamenti e le filosofie buddiste con quelli induiste, della new age  e dei vari guru e santoni. Basti solo pensare alla falsa dottrina della reincarnazione, insegnata e largamente accettata come fondamento, ma smentita dalla Sacra Scrittura: “E come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio” (Ebrei 9:27); o all’insegnamento secondo il quale attraverso l’eliminazione della carne e del pesce (vegetarianesimo) dalla propria dieta si sarebbe accumulato un buon “karma” per le prossime vite e avrebbero migliorato le prestazioni meditative. La dottrina del karma (azione-reazione) insegna infatti a fare buone azioni perché esse saranno premiate nella vita successiva. Al contrario, azioni cattive sarebbero state punite con rinascite nei regni inferiori quali il regno animale. Ma la Scrittura ci avverte anche riguardo a questo, infatti: “lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori, e a dottrine di demonî per via della ipocrisia di uomini che proferiranno menzogna, segnati di un marchio nella loro propria coscienza; i quali vieteranno il matrimonio e ordineranno l’astensione da cibi che Dio ha creati affinché quelli che credono e hanno ben conosciuta la verità, ne usino con rendimento di grazie. Poiché tutto quel che Dio ha creato è buono; e nulla è da riprovare, se usato con rendimento di grazie” (1 Timoteo 4:1-4).
Voglio quindi esortare con forza tutti coloro che ancora si danno a queste pratiche dannose e in abominio a Dio ad abbandonarle immediatamente, perché, esercitandole, non stanno facendo altro che invocare indirettamente questi spiriti malvagi. In queste pratiche rientrano non solo la meditazione trascendentale, ma anche la recitazione di mantra e tutti i tipi di yoga che si stanno propagando sempre più in occidente (hata yoga, kriya yoga, nada yoga, raja yoga, etc.) e tutti i loro derivati new age(oroscopi, cartomanzia, chiromanzia, reiki etc ec). Sappiate che, se i satanisti e i praticanti di magia nera sanno benissimo di invocare questi spiriti direttamente; i meditatori o new –agers, lo stanno facendo indirettamente.
Non fatevi ingannare da come si presentano e dalle belle parole d’amore con cui tentano di sedurvi questi guru e sedicenti maestri, poiché dietro di loro si nascondono lupi rapaci. Essi non sono altro che servitori di Satana, mascherati da “sagge” e “amorevoli guide”. “E non c’è da maravigliarsene, perché anche Satana si traveste da angelo di luce.” (2Corinzi 11:14).
Rigettate immediatamente queste pratiche e queste false dottrine. Smettete di giocare con questa spiritualità da quattro soldi e date la vostra vita al Dio Creatore di tutte le cose, l’unico che vi può salvare, mediante la fede nel prezioso sangue del Suo unigenito Figliuolo Gesù Cristo.
“Non si trovi in mezzo a te chi faccia passare il suo figliuolo o la sua figliuola per il fuoco, né chi eserciti la divinazione, né pronosticatore, né augure, né mago, né incantatore, né chi consulti gli spiriti, né chi dica la buona fortuna, né negromante; perché chiunque fa queste cose è in abominio all’Eterno.” (Deuteronomio 18:10-12).